“L’uso dei social network non va demonizzato né subito, ma governato con consapevolezza. Le stesse sfide sui social non presentano tutte e soltanto contenuti autolesionistici o comunque pericolosi: ve ne sono anche di innocue, come quella relativa alla pubblicazione della lista dei propri libri o film preferiti o di foto degli utenti da piccoli.
(Nella foto: Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali)
Ma è evidente come anche soltanto la possibilità del coinvolgimento di minori in ‘giochi’ potenzialmente persino mortali, per effetto dell’esposizione a contenuti dalla valenza manipolatoria o, comunque, fortemente condizionante, non può lasciare inerti le istituzioni”. Lo ha spiegato davanti alla commissione cultura della Camera, il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, nell`ambito della discussione della risoluzione sulle iniziative per contrastare la diffusione delle sfide di resistenza (challenge) nelle reti sociali telematiche.
“Il tema delle sfide sui social va inquadrato all’interno della più ampia questione dell’uso inadeguato della rete e, in particolare, dei socialnetwork da parte dei minori. Esso va regolamentato e gestito con attenzione, per consentire ai ragazzi di fruire delle molte opportunità (di conoscenza, informazione, relazioni sociali) offerte dalla rete, in condizioni tuttavia di sicurezza”, ha continuato. Il presidente Stanzione ha ricordato la diffusione, sui social network, di sfide tra adolescenti talora anche letali.
“Questo fenomeno ha destato una significativa attenzione già nel 2017 con ‘Blue Whale’, una sfida con effetto manipolativo dai contenuti quasi istigativi al suicidio, che peraltro ha condotto in Italia, nel 2021, a una condanna per violenza privata ed atti persecutori. Altri casi noti hanno riguardato la morte, nel gennaio 2021, di una bimba palermitana di soli dieci anni che aveva aderito all’incitamento a pratiche di soffocamento, nell’ambito di una macabra sfida su Tik Tok. Tra le più recenti merita considerazione, in particolare, quella della “cicatrice francese”, diffusa anche in Italia ed oggetto della risoluzione in discussione”.
Fonte: Italia Oggi